Recensione di Iana Pannizzo

Imma è una donna che si racconta, mostrando la parte più vulnerabile di sé al mondo per trasformare in forza le emozioni riversate nelle pagine scritte di un diario personale.

Descrive con toni chiari e cristallini una sofferenza dichiarata e consapevole, un percorso verso la guarigione dalla bulimia che parte dal lontano 2002, quando il rapporto con se stessa, trova riscontro solo nel confronto con gli altri e con la famiglia, nelle attese e nell’accettazione per poi dopo lunghi anni, evolversi con la volontà e la consapevolezza del sé.

Non è il cosiddetto libro da leggere tutto d’un fiato ma “a piccole dosi”, per comprendere meglio il palese messaggio ed evitare una lettura superficiale.

Le prime pagine emozionano per la sua forza e intensità ma alla lunga l’autrice ripete concetti già affermati divenendo in questo modo prolisso e a volte tedioso, come spesso accade nei libri (anche brevi) sotto forma di registro personale chiedendosi, se forse con una storia romanzata, il lettore avrebbe avuto una lettura più leggera, priva di concetti ribaditi insidiando nel giudizio dello scritto, la paranoia e un compiacimento forzato.

Nel libro troviamo la condizione delle nostre scelte, della gente che scegliamo di avere accanto e il senso di colpa che alimenta l‘autopunizione. Nasce la visione distorta del nostro io, credendo che gli altri possano pensare ciò che in realtà è il nostro giudizio inconscio sulla nostra persona.

Da qui, la violenza su se stessi che fa male più di quella subita o quantomeno è sua pari.

Ci si fa un’idea sbagliata sulla fiducia, appropriandola sempre a qualcuno, ma essa è solo una qualità, una crescita interiore e stima verso se stessi, senza scheletri nell’armadio che a sua volta hanno nascosto i loro in armadi più grandi.

E quindi da dove nasce la bulimia?

Da ciò che s’intende in queste pagine, dalla tendenza a incolpare gli altri, dalla possessività che si traveste di amore che amore non è, dalla proiezione dei pensieri distorti che riflettono le debolezze che non si accettano, dall’egoismo e dal giudizio ossessivo e alienato di difetti che in realtà non esistono ma che sono il riflesso della percezione a seconda come si è predisposti nei confronti del mondo, poiché come si afferma da sempre, giudichiamo per come siamo e vediamo negli altri sempre un po’ di noi stessi.

Annotazioni, percorsi, rivincite e fallimenti che a volte mettono in mostra un carattere contraddittorio e ben lontana dalla serena visione della vita.

Un libro che potrebbe comunque aiutare a suo modo chi soffre di questo disturbo per non sentirsi completamente soli, sebbene il percorso di guarigione sia lungo e solitario per ogni anima.

Iana Pannizzo.

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